Salviamo l’Osteopatia
Negli ultimi anni si sta assistendo, in ambito osteopatico, ad un decadimento della sua filosofia originaria, generato da nuovi movimenti che, nonostante ne proclamino l’efficacia, altro non fanno che allontanarsi nettamente dallo scopo e dalla motivazione che condussero alla nascita dell’Osteopatia nella seconda metà dell’Ottocento. Questo articolo nasce dal desiderio di far luce sui fenomeni che stanno conducendo ad un’allarmante distorsione di questa scienza e dalla volontà di fare un’analisi dura e, spero costruttiva, del quadro osteopatico italiano odierno.
Da alcuni anni, si è assistito alla nascita di due fenomeni controversi: da un lato, ci sono professionisti che cercano disperatamente di esercitare e promuovere l’Osteopatia secondo i concetti originari di A.T. Still, di farla accettare al mondo medico, di iniziare ricerche che tendano ad evidenziarne le potenzialità e di comprovarne, con metodo scientifico, la validità; dall’altro lato, esiste una pletora di “pseudo-professionisti” che aggiungono una “falsa osteopatia” a qualche altra professione o pratica (fisioterapia, metodi olistici, preparazione fisica, yoga, zumba, pseudo-medicine dal sapore orientale e new age…) e che vendono un prodotto finale che altro non è che un “minestrone di tecniche” rivolte a diminuire la sintomatologia riferita dalla persona, in antitesi con gli originali concetti osteopatici.
Nell’ultimo periodo numerosi italiani si sono avvicinati all’Osteopatia, incrementando statisticamente la percentuale di richieste di trattamento, ma le errate interpretazioni di quest’ultima hanno fatto sì che i risultati delle terapie non siano stati sempre positivi, inducendo i pazienti a rivolgersi a numerosi “professionisti” prima di trovarne uno realmente preparato.
Ritengo che due siano i fenomeni che contribuiscono maggiormente a creare nuovi modelli osteopatici inadatti e non efficaci. Il primo è quello per il quale presunti osteopati neodiplomati si lanciano nel campo della ricerca e della formazione senza tuttavia avere un’esperienza clinica e teorica adeguata e, molto spesso, senza conoscere i motivi per i quali l’Osteopatia è nata. Essere un “diplomato” non significa essere un “professionista”. Il secondo consiste invece nella tendenza a confondere la “tecnica” con l’ “Osteopatia”. La maggior parte dei corsi post-graduate, difatti, verte sull’esclusivo insegnamento di tecniche, senza tenere in considerazione che queste sono solo gli “strumenti” con cui si interviene sul paziente.
L’inadeguata e sterile formazione post-lauream, unitamente alla mancanza di umiltà che caratterizza molti dei diplomati in questa branca, sono il motivo per cui è sempre più facile, ad oggi, rivolgersi ad operatori poco qualificati, i quali si presentano spesso con titoli abusivi che sfiorano il reato di usurpazione di titolo (art. 498 del codice penale) e travisano la filosofia osteopatica, mettendo in cattiva luce questa disciplina e screditando il lavoro di coloro che la praticano con profonda dedizione ed in modo esclusivo: i veri “professionisti”.
Ciò che contraddistingue un vero osteopata è il ragionamento clinico e la fine palpazione, che si apprendono solo dopo molti anni di studio e di pratica. Inoltre, egli dovrebbe possedere un’ottima conoscenza delle materie scientifiche di base, le quali danno la possibilità di avere un esatto quadro clinico del paziente e di interagire con altre figure, come ad esempio il medico, sullo stesso livello culturale. Ciò richiede notevoli impegni e sacrifici, motivo per il quale la “vera Osteopatia” rappresenta una via che solo pochi hanno il coraggio e la volontà di intraprendere.
A causa della leggerezza con la quale i finti professionisti praticano questa disciplina, l’Osteopatia italiana non sta crescendo, ma si sta involvendo ad un ritmo drammaticamente veloce ed i risultati di questo suo declino saranno visibili tra pochi anni.
Con sempre maggior frequenza sui social media vengono pubblicati video ed articoli di coloro che non posso far altro che definire “opinionisti auto referenziati”, che forniscono una visione dell’Osteopatia edulcorata, ingannevole e falsa. Purtroppo ciò accade anche in contesti quali le trasmissioni radiofoniche, le trasmissioni televisive e le riviste del settore, nelle quali intervengono e scrivono personaggi che, con metodiche improprie, snaturano la disciplina e che, pertanto, non oserei definire “colleghi”. Questo è ciò che accade, purtroppo, quando i media consentono a qualunque operatore di dir ciò che vuole. Il risultato di questa ingannevole divulgazione rappresenta un danno gravissimo ed irreparabile per l’Osteopatia italiana.
Personalmente ho scelto di diventare un osteopata professionista immediatamente dopo aver conseguito il diploma. Mi sono inserito nel mondo della ricerca e della formazione post-graduate in “punta di piedi” e solamente dopo 15 anni di studio, di pratica clinica e di insegnamento svolto in due delle più importanti scuole italiane. Nonostante questo percorso, non mi sento tutt’ora “professionalmente arrivato” ed il desiderio di essere in grado di avere una visione d’insieme più ampia mi ha portato ad iniziare lo studio delle Scienze Biologiche, al fine di colmare le lacune di conoscenza e di approfondire numerosi argomenti che sono alla base della teoria osteopatica.
In questo periodo storico il mondo osteopatico è in una situazione critica, in bilico tra il riconoscimento di professione ed il marchio di “ciarlataneria”. Ritengo sia dovere di tutti coloro i quali tengono a questa professione combattere il “non-professionismo”, la falsa divulgazione e l’ignoranza.
Salviamo l’Osteopatia, per favore!
Con profondo dolore, Oliviero Bonetti – D.O.